Il Governo Italiano non riconosce i vini dealcolati come “vino”, ma nel mercato la loro popolarità cresce a ritmo sostenuto. Mentre il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, non prevede incentivi per promuoverli, le imprese italiane chiedono un cambio di rotta. Questi vini, prodotti all’estero per mancanza di regolamentazione nazionale, potrebbero rappresentare un’opportunità di mercato ancora inesplorata nel Belpaese.
Vinitaly 2024 ha ospitato una tavola rotonda dedicata ai “Dealcolati & Co – Le nuove frontiere del vino”, dove si è discusso del crescente interesse per questi prodotti. Gli analisti evidenziano un potenziale significativo di mercato, soprattutto tra i giovani e i consumatori attenti alla salute. Tuttavia, l’Italia rimane indietro rispetto ad altri paesi europei e agli Stati Uniti nell’elaborazione e nella commercializzazione dei vini dealcolati.
L’evoluzione dei gusti e la crescente consapevolezza sulla salute stanno guidando la domanda di bevande a basso contenuto alcolico e senza alcol. Le vendite di vini dealcolati stanno aumentando sia in volume che in valore, con un prezzo medio leggermente superiore rispetto ai vini tradizionali.
Il settore cooperativo guarda con interesse a questa nuova opportunità di mercato, sottolineando l’importanza di una regolamentazione chiara e tempestiva per favorire lo sviluppo della filiera dei vini dealcolati. L’obiettivo è soddisfare le esigenze dei consumatori, in particolare dei giovani, senza perdere di vista le opportunità di mercato internazionali, anche in paesi dove l’assunzione di alcol è limitata per motivi culturali o religiosi.
Il futuro dei vini dealcolati in Italia dipenderà dalla capacità del governo e delle aziende di adattarsi alle nuove tendenze di consumo e di cogliere le opportunità offerte da questo segmento di mercato in crescita.
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