Nelle gelide terre dei vigneti dell’Alto Adige, una scena sorprendente si svela sotto lo sguardo attento: candele accese danzano tra le vigne, creando un tableau incantato che ricorda il Natale. Tuttavia, dietro a questa bellezza si nasconde una realtà meno idilliaca. Le gelate primaverili rappresentano una minaccia costante per i viticoltori, che devono adottare misure drastiche per proteggere i frutti del loro lavoro.
Nella pittoresca valle Isarco, precisamente a Bressanone, nel vigneto più elevato d’Italia, sotto l’ombra delle maestose Alpi, l’Abbazia di Novacella impiega una tecnica antica ma efficace per difendere i suoi terreni. Le candele riscaldanti, disposte con cura tra i filari, fungono da guardiani contro il gelo, preservando non solo le coltivazioni ma anche l’impegno di un intero anno, in vista della vendemmia imminente del 2024.
Questo paesaggio incantato richiama alla mente le tradizioni francesi, dove le gelate sono una minaccia più frequente, soprattutto durante il mese di aprile. Una settimana fa, anche qui, l’aria artica ha bussato alle porte, portando con sé una sgradevole sorpresa: temperature sotto lo zero. Ma l’ingegnosità dell’Abbazia di Novacella ha tenuto testa a questo freddo improvviso, proteggendo i fragili germogli che spuntavano tra i filari.
Nei vigneti terrazzati di Bressanone, a un’altitudine che oscilla tra i 600 e i 900 metri, prosperano varietà di vite come kerner, sylvaner, riesling e grüner veltliner. Questi vitigni, sebbene abituati alle rigide temperature, sono vulnerabili durante la delicata fase di germogliamento. Nonostante le speranze nutrite per una crescita senza ostacoli, le temperature hanno giocato un brutto scherzo. I primi germogli sono emersi con anticipo, ma il gelo primaverile ha messo a rischio il lavoro di mesi interi.
Questa lotta contro il freddo è una realtà annuale per i viticoltori dell’Alto Adige, che devono affrontare le incertezze del clima per proteggere le loro preziose coltivazioni. Tuttavia, tra le fiamme danzanti delle candele riscaldanti, si cela anche una nota di speranza: quella di una comunità agricola resiliente, pronta a difendere con determinazione il proprio patrimonio viticolo.
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